Eh, sì, perché Santi è un vero toro da monta e il solo pensiero di farmi prendere da lui mi fa girar la testa. Sicché ci penso spesso e volentieri e, dopo quella prima volta, a più riprese torno all’attacco per organizzare un appuntamento con lui, ma è difficile trovare un momento che vada bene a entrambi.
Poi, un giorno, il miracolo. “Ho voglia del tuo cazzo”, gli faccio sapere con un messaggio che, se non è scritto in francese, per lo meno ha il pregio di essere chiaro, diretto e conciso. “E io del tuo culo”, mi risponde Santi appena qualche secondo dopo. Lo stile è identico e la sintonia perfetta. Appuntamento fissato in pochi minuti. A casa sua, come la prima volta. Nelle ore che mancano all’incontro, ci scambiamo altri messaggi perché non solo i corpi bruciano, ma anche le nostre menti.
“Vieni presto... Ho già voglia... Non fare tardi, per favore... che sto impazzendo”.
“Davvero? Ce l’hai già duro?”.
“Quasi. È diventato grosso però non ancora durissimo”.
“E i coglioni? Pieni?”.
“Siiiii, ieri non ho sborrato”.
“Ma devi sborrare ogni giorno? Cazzo...”
“:-) No, per niente, solo che ieri ero eccitato e non sono venuto. Ho voglia di prenderti adesso!!!”.
“Va bene, tra venti minuti sono lì”.
“Così mi piace. Ti aspetto in slip? Con un porno?”.
“Perfetto. Però un porno con molto anal”.
“Ok, non ti trattengo oltre... Sto scegliendo il film”.
“Io sono in calore come una cagna”.
“:-)))”.
Sono giorni, settimane che desidero essere chiavato di nuovo da quel bel maialone, sicché in calore lo sono davvero. Trasudo letteralmente libidine e lussuria tanto che la presenza di qualsiasi maschio sulla carrozza della metropolitana che mi porta verso l’alcova è fonte di turbamento e innesca fantasie erotiche potenzialmente infinite.
Mi apre in slip, come promesso. Poche parole mentre comincia a toccare il corpo senza quasi darmi il tempo di togliere la giacca. Vuole avermi nudo in fretta, quindi mi aiuta a spogliarmi finché anch’io resto in slip. Sono già molto eccitato e comincio a strusciarmi contro il suo corpo, pelle contro pelle, mentre vedo il rigonfiamento tipico del torello arrapato. Mi sento davvero un animale, senza alcuna metafora, una bestia da possedere, da aprire, da chiavare. Osservo per un attimo il pacco, mi giro e, chinandomi leggermente in avanti, sfrego il culo contro i suoi slip. Lo sento premermi il cazzo contro, poi, con un gesto rapido e un po’ violento, mi abbassa gli slip, si succhia un dito e, dopo aver massaggiato brevemente il buco, lo mette dentro. Poi lo muove avanti e indietro, freneticamente, e in quel momento preciso scatta un godimento che non è più solo mentale, ma anche fisico. Un punto di non ritorno, la nostra dichiarazione d’intenti: sono aperto per te, Santi - ce l’ho in tiro per te, Milk.
Estrae il dito. Si leva gli slip. Il suo cazzo è lì, tutta la sua potenza accessibile alle mie mani, ai miei occhi e a tutte le parti del corpo che possano accoglierlo. Mi inginocchio e prendo quel fantastico palo in bocca. Come la prima volta, salto tutti i preliminari. Gli metto le mani sul culo e lo spompino. Avanti e indietro, con foga e mugolando. “Succhiami il cazzo, sì, così, succhiami il cazzo, succhiami il cazzo... Mmmh, cazzo!”. Il trattamento orale lo manda fuori di testa, sento che gode da matti, ma vuole di più. Mi afferra la testa con due mani e comincia a muoversi avanti e indietro con sempre più forza, ansimando. “Ti scopo la bocca, ti fotto la bocca, troia. Prendi il mio cazzo, prendi”. Soffoco, trattengo il respiro, lascio che si sfoghi con tutta la violenza che ha. Io porto la mia mano sul mio buchetto, ci gioco, mi masturbo così, infilandomi prima un dito, poi due, mentre lui continua, imperterrito.
Toglie il cazzo dalla bocca all’improvviso, mi afferra per un braccio e quasi mi scaraventa sul divano-letto che ha provveduto ad aprire in soggiorno. “Vieni qua, dài, voglio continuare a scoparti la bocca”. Si mette in ginocchio sul letto, io gli do la bocca mentre mi sistemo a quattro zampe. In modo del tutto naturale, sento che il mio culo sporge in alto al limite del mio corpo. Mugolo mentre Santi s’insaliva la mano e la passa e ripassa sopra quella che adesso chiama la mia “fighetta”. Senza smettere mai di pompare con la sua nerchia nella mia bocca, mi infila di nuovo un dito in culo. Poi noto dallo spessore che ne mette due e poi chissà, tre o quattro. Il livello di piacere e di sintonia che stiamo raggiungendo è così alto che mi scoppia la testa. Mi metto in ginocchio sul letto, di fronte a lui, e allora mi bacia mentre gli smanetto l’uccello. “Ti piace il mio cazzo? Eh? Ti piace?”, mi chiede con un mezzo sorriso.
Più mi provoca, e più mi sento vacca. Senza che possa davvero controllare quello che sto facendo, mi ritrovo a strofinare il culo contro il bordo del letto. Sento il buchetto che struscia contro il lenzuolo mentre io lo guardo e mi carezzo i capezzoli. “Adesso aprimi il culo col cazzo, lo voglio dentro”, gli dico senza capire più niente, inebriato da tanto piacere. Santi non se lo fa ripetere due volte. “Distenditi a pancia in su”, mi ordina. Io me ne sto allora così, con le gambe all’aria e reclinate verso il mio petto, offrendogli la vista del mio buco che lui lecca, succhia e infine massaggia con la cappella. “Che troia... Che buco che hai...”, mi dice per provocarmi. Sa che ogni secondo di esitazione con la punta di quel cazzo che solletica il mio buco è una sofferenza per la cagna in calore che sono e accresce la voglia di tenerlo dentro. Preservativo al cazzo, qualche goccia di lubrificante sull’uccello e sul mio buco e in un attimo me lo ritrovo in fondo al culo. Grido perché sento quella mazza aprire la mia carne e picchiare senza pietà, mentre sopra il mio volto Santi ansima. Mi prende con molta violenza, come se non scopasse da anni o meglio, come se quella debba essere la sua ultima chiavata. Non mi lascia un attimo di respiro, stantuffa col suo cazzo dentro e fuori mentre io stringo la presa delle mie gambe contro il suo torso offrendo ancora di più il mio culo ai suoi colpi. Siamo talmente avvinghiati che la sensazione di essere un corpo solo mi dà le vertigini.
Continua così per un bel po’, ma, come la prima volta, Santi vuole vedere l'unione sacra della sua mazza col mio culo e allora mi fa mettere alla pecorina e lo infila di nuovo, mi sbatte in maniera brutale: prima appoggia le ginocchia sul letto, dietro di me, poi le alza, portandole intorno ai miei fianchi e chinandosi sopra la mia schiena. Gode, eccome se gode. E io con lui. Non resisto più e vengo. Lui, che lo nota, toglie il cazzo dal mio culo, si sfila il preservativo e lancia un altro ordine: “Menami il cazzo, dai”. Allora io con una mano gli faccio una sega e con l’altra carezzo le sue palle. Dopo poco tempo se lo afferra e viene, schizzando il suo bel latte sulle lenzuola e gridando tutto il suo piacere.
“Sei l’unico con cui riesco a sborrare anche dopo che l’altro è già venuto”.
“Ma figurati”.
“Te lo giuro! E mi piace un sacco scoparti la bocca”.
“Più del culo?”.
“No, però oggi ho goduto molto così. È che mi tiri fuori la mia parte violenta... forte, ecco”.
“È questo che mi piace di te”.
Se tutto va come deve andare, oggi si ripete.
Poi, un giorno, il miracolo. “Ho voglia del tuo cazzo”, gli faccio sapere con un messaggio che, se non è scritto in francese, per lo meno ha il pregio di essere chiaro, diretto e conciso. “E io del tuo culo”, mi risponde Santi appena qualche secondo dopo. Lo stile è identico e la sintonia perfetta. Appuntamento fissato in pochi minuti. A casa sua, come la prima volta. Nelle ore che mancano all’incontro, ci scambiamo altri messaggi perché non solo i corpi bruciano, ma anche le nostre menti.
“Vieni presto... Ho già voglia... Non fare tardi, per favore... che sto impazzendo”.
“Davvero? Ce l’hai già duro?”.
“Quasi. È diventato grosso però non ancora durissimo”.
“E i coglioni? Pieni?”.
“Siiiii, ieri non ho sborrato”.
“Ma devi sborrare ogni giorno? Cazzo...”
“:-) No, per niente, solo che ieri ero eccitato e non sono venuto. Ho voglia di prenderti adesso!!!”.
“Va bene, tra venti minuti sono lì”.
“Così mi piace. Ti aspetto in slip? Con un porno?”.
“Perfetto. Però un porno con molto anal”.
“Ok, non ti trattengo oltre... Sto scegliendo il film”.
“Io sono in calore come una cagna”.
“:-)))”.
Sono giorni, settimane che desidero essere chiavato di nuovo da quel bel maialone, sicché in calore lo sono davvero. Trasudo letteralmente libidine e lussuria tanto che la presenza di qualsiasi maschio sulla carrozza della metropolitana che mi porta verso l’alcova è fonte di turbamento e innesca fantasie erotiche potenzialmente infinite.
Mi apre in slip, come promesso. Poche parole mentre comincia a toccare il corpo senza quasi darmi il tempo di togliere la giacca. Vuole avermi nudo in fretta, quindi mi aiuta a spogliarmi finché anch’io resto in slip. Sono già molto eccitato e comincio a strusciarmi contro il suo corpo, pelle contro pelle, mentre vedo il rigonfiamento tipico del torello arrapato. Mi sento davvero un animale, senza alcuna metafora, una bestia da possedere, da aprire, da chiavare. Osservo per un attimo il pacco, mi giro e, chinandomi leggermente in avanti, sfrego il culo contro i suoi slip. Lo sento premermi il cazzo contro, poi, con un gesto rapido e un po’ violento, mi abbassa gli slip, si succhia un dito e, dopo aver massaggiato brevemente il buco, lo mette dentro. Poi lo muove avanti e indietro, freneticamente, e in quel momento preciso scatta un godimento che non è più solo mentale, ma anche fisico. Un punto di non ritorno, la nostra dichiarazione d’intenti: sono aperto per te, Santi - ce l’ho in tiro per te, Milk.
Estrae il dito. Si leva gli slip. Il suo cazzo è lì, tutta la sua potenza accessibile alle mie mani, ai miei occhi e a tutte le parti del corpo che possano accoglierlo. Mi inginocchio e prendo quel fantastico palo in bocca. Come la prima volta, salto tutti i preliminari. Gli metto le mani sul culo e lo spompino. Avanti e indietro, con foga e mugolando. “Succhiami il cazzo, sì, così, succhiami il cazzo, succhiami il cazzo... Mmmh, cazzo!”. Il trattamento orale lo manda fuori di testa, sento che gode da matti, ma vuole di più. Mi afferra la testa con due mani e comincia a muoversi avanti e indietro con sempre più forza, ansimando. “Ti scopo la bocca, ti fotto la bocca, troia. Prendi il mio cazzo, prendi”. Soffoco, trattengo il respiro, lascio che si sfoghi con tutta la violenza che ha. Io porto la mia mano sul mio buchetto, ci gioco, mi masturbo così, infilandomi prima un dito, poi due, mentre lui continua, imperterrito.
Toglie il cazzo dalla bocca all’improvviso, mi afferra per un braccio e quasi mi scaraventa sul divano-letto che ha provveduto ad aprire in soggiorno. “Vieni qua, dài, voglio continuare a scoparti la bocca”. Si mette in ginocchio sul letto, io gli do la bocca mentre mi sistemo a quattro zampe. In modo del tutto naturale, sento che il mio culo sporge in alto al limite del mio corpo. Mugolo mentre Santi s’insaliva la mano e la passa e ripassa sopra quella che adesso chiama la mia “fighetta”. Senza smettere mai di pompare con la sua nerchia nella mia bocca, mi infila di nuovo un dito in culo. Poi noto dallo spessore che ne mette due e poi chissà, tre o quattro. Il livello di piacere e di sintonia che stiamo raggiungendo è così alto che mi scoppia la testa. Mi metto in ginocchio sul letto, di fronte a lui, e allora mi bacia mentre gli smanetto l’uccello. “Ti piace il mio cazzo? Eh? Ti piace?”, mi chiede con un mezzo sorriso.
Più mi provoca, e più mi sento vacca. Senza che possa davvero controllare quello che sto facendo, mi ritrovo a strofinare il culo contro il bordo del letto. Sento il buchetto che struscia contro il lenzuolo mentre io lo guardo e mi carezzo i capezzoli. “Adesso aprimi il culo col cazzo, lo voglio dentro”, gli dico senza capire più niente, inebriato da tanto piacere. Santi non se lo fa ripetere due volte. “Distenditi a pancia in su”, mi ordina. Io me ne sto allora così, con le gambe all’aria e reclinate verso il mio petto, offrendogli la vista del mio buco che lui lecca, succhia e infine massaggia con la cappella. “Che troia... Che buco che hai...”, mi dice per provocarmi. Sa che ogni secondo di esitazione con la punta di quel cazzo che solletica il mio buco è una sofferenza per la cagna in calore che sono e accresce la voglia di tenerlo dentro. Preservativo al cazzo, qualche goccia di lubrificante sull’uccello e sul mio buco e in un attimo me lo ritrovo in fondo al culo. Grido perché sento quella mazza aprire la mia carne e picchiare senza pietà, mentre sopra il mio volto Santi ansima. Mi prende con molta violenza, come se non scopasse da anni o meglio, come se quella debba essere la sua ultima chiavata. Non mi lascia un attimo di respiro, stantuffa col suo cazzo dentro e fuori mentre io stringo la presa delle mie gambe contro il suo torso offrendo ancora di più il mio culo ai suoi colpi. Siamo talmente avvinghiati che la sensazione di essere un corpo solo mi dà le vertigini.
Continua così per un bel po’, ma, come la prima volta, Santi vuole vedere l'unione sacra della sua mazza col mio culo e allora mi fa mettere alla pecorina e lo infila di nuovo, mi sbatte in maniera brutale: prima appoggia le ginocchia sul letto, dietro di me, poi le alza, portandole intorno ai miei fianchi e chinandosi sopra la mia schiena. Gode, eccome se gode. E io con lui. Non resisto più e vengo. Lui, che lo nota, toglie il cazzo dal mio culo, si sfila il preservativo e lancia un altro ordine: “Menami il cazzo, dai”. Allora io con una mano gli faccio una sega e con l’altra carezzo le sue palle. Dopo poco tempo se lo afferra e viene, schizzando il suo bel latte sulle lenzuola e gridando tutto il suo piacere.
“Sei l’unico con cui riesco a sborrare anche dopo che l’altro è già venuto”.
“Ma figurati”.
“Te lo giuro! E mi piace un sacco scoparti la bocca”.
“Più del culo?”.
“No, però oggi ho goduto molto così. È che mi tiri fuori la mia parte violenta... forte, ecco”.
“È questo che mi piace di te”.
Se tutto va come deve andare, oggi si ripete.
:o
RispondiEliminanon capisco una cosa, scusami.. ma perché "le parolacce" tutte in femminile? troia cagna... :)
RispondiElimina@ (In)consapevole: era il primo commento in assoluto a questo blog, potevi essere un po' meno timido! ;-)
RispondiElimina@ Dea: non proprio tutte, infatti dico che Santi è un maiale, non una maiala. Per quanto riguarda le "parolacce" dette da Santi, dovremmo chiederlo a lui, e per quelle dette da me, ti risponderei che sono al femminile perché evidentemente non trovavo di meglio.