Venerdì scorso ho rivisto R. Dopo l’incontro per me catastrofico della settimana precedente, la comunicazione tra di noi si era diradata parecchio: qualche cazzatina via Whatsapp, la segnalazione di un articolo, robetta che serviva a me unicamente a ribadirgli la mia esistenza in vita. Siccome percepivo che quest’esigenza era mia e solo mia, avevo già deciso di desistere totalmente. Gli ho lanciato quindi un ultimo ballon d’essai in modalità desperate on, senza però darlo a vedere: “Ti va di vederci oggi?”. Pensavo che quasi certamente avrei rimediato una risposta negativa. Invece: “Dopo te lo dico. A che ora puoi?”. Gliel'ho scritto, e lui: “Ok, ci vediamo alle sei”. Siccome l’iniziativa parte sempre da me e le sue risposte mostrano sempre questo livello di entusiasmo, mi dico che potrebbe anche essere l’ultima volta: se accetta di vedermi solo per farmi un favore, tanto vale che lo ammetta e poi potrò essere io a troncare questo rapporto, caratterizzato da uno squilibrio tanto evidente.
Invece arrivo all’appuntamento e, fin dai primi secondi, mi tocca misurare l’abisso tra le mie masturbazioni mentali e la realtà dei fatti. Lo trovo all’incrocio di sempre, intabarrato per il gran freddo. Un sorriso, gli sorrido. “Andiamo al cinese qui vicino, devo comprare qualcosa da mangiare e da bere, l’altro negozio è chiuso”. Poi a casa sua, ci fondiamo in abbracci lunghi e baci e “appoggia l’orecchia sulla mia guancia... Sì, è fredda. L’altra?”. E ridiamo di questo giochino. Questa volta ha avuto il tempo di accendere il riscaldamento. Il calore e l’odore di casa sua mi avvolgono e io mi sento di nuovo bene. Lo vedo rilassato, allegro e anche molto affettuoso. Passiamo un po’ di tempo a toccarci, a guardarci e a parlare di noi. Ad accarezzarci. Desidero il suo corpo e sento che lui vuole il mio. Dove si sono cacciati i problemi che mi ero fatto fino a quel momento? Se quando siamo vicini stiamo bene entrambi e abbiamo voglia l’uno dell’altro, perché mi preoccupo tanto?
Così scivoliamo piano piano tra le lenzuola del suo letto e porca vacca, quanto mi piaci, R.! Percorro con lo sguardo e poi con le mani, decine di volte, il suo torso, la sua pancia, l’inguine, accarezzo le palle e il cazzo, lungo e duro e la cappella grossa e sempre scoperta. Succhio quei capezzoli con infinita avidità e vorrei restare lì per sempre. Mi dirige più volte la mano dove più gli piace che gliela passi in quel momento: la vuole sopra il buco, impertinente, o di nuovo sui capezzoli, ma “sfiorali soltanto, sfiorali soltanto”, mi dice con voce bassissima, calda, vellutata, morbida. E questi, per contrasto, diventano duri, sporgenti, spigolosi e allora ansima, si impugna il cazzo e me lo mostra, duro e svettante, e lo strofina contro il mio braccio, il mio torso. Provo a mettermelo in bocca, ma riesco solo a succhiargli un po' la cappella.
In effetti, lui si sta già affannando a cercare nel cassetto del comodino il lubrificante. Mi vuole aprire il culo e lo fa, con un dito, due dita. Ma ha più fretta del solito, più voglia di starmi dentro. Quindi questa volta non lo lecca, ma si infila rapidamente un preservativo e mi incula. Eccomi alla pecorina, eccoti il mio buco. E lui si muove rapido, dentro e fuori, a ogni movimento me lo sbatte fino in fondo e poi lo fa quasi uscire. Mi dà delle pacche molto forti sul culo e io gemo. Tiene aperte le mie natiche afferrandole talmente forte con le mani, che mi sento lacerare il buco. Mi possiedi e sono tuo, R., sono tuo.
Mi fa distendere a pancia in giù, mi morde le natiche, le schiaffeggia, poi mi lecca la schiena fino alle spalle. “Sporgi il culo, dài, tienilo più in alto”, mi ordina poi, così gli offro il buco e lui ci infila un’altra volta la nerchia, mentre sbuffa e io godo. A un certo punto si blocca: “Se continuo così, vengo”. Porto le braccia dietro di me e, come posso, gli accarezzo il culo e lo premo verso il mio corpo perché mi penetri ancora; siccome rimane fermo, provo a muovere il bacino per far scorrere il suo cazzo dentro di me, ma lui lo toglie, si alza e mi fa mettere su un fianco con le gambe schiuse. “Così lo senti meglio”, mi dice mentre mi penetra. E io godo della sua mazza, del mio culo così ricettivo e accogliente e della vista del suo corpo, del suo torso peloso e dei suoi capezzoli che adesso sfioro, sfioro soltanto. Di tanto in tanto si china per baciarmi, senza smettere di incularmi. Poi il ritmo si fa più sostenuto e lo vedo ansimare e gemere, reclinare la testa, chiudere gli occhi e poi tornare a fissare i nostri corpi esattamente là dove si stanno unendo. Forse il suo godere in questo momento è in quella vista così semplice e al tempo stesso così lussuriosa: il suo cazzo dentro il mio culo. È rosso in viso e sempre più affannato: “Sto per sborrare”, mi avverte. “Sì,” gli dico io, “vieni”. “Ooooooh, oooooh!”, grida mentre mi sbatte ancora più forte, la faccia contratta in una smorfia di dolore che vuol dire piacere. Poi si accascia al mio fianco, ancora tremante e ansimante, così che io possa raggiungere con una mano il mio uccello e lasciar andare anche il mio orgasmo che, puntuale, arriva dopo qualche istante.
Mi stai già parlando della prossima volta che ci vedremo e sei tornato a sorridere. Ho capito, R. Sono stato un po’ cretino, lo ammetto. Non sarò il tuo tipo ideale, però ti piaccio e me l’hai dimostrato, anche se a modo tuo. Io ti adoro, ma so che non posso darti tutto quello che adesso desideri per te: una coppia, la stabilità, la sicurezza. Può finire domani, non appena arriverà qualcuno che ti terrà legato a sé. Lo so. Allora godiamoci gli attimi belli che sappiamo regalarci e non pensiamoci. Viviamo di quelli e per quelli. A nostro modo, siamo preziosi l’uno per l’altro. Ora mi basta.
Invece arrivo all’appuntamento e, fin dai primi secondi, mi tocca misurare l’abisso tra le mie masturbazioni mentali e la realtà dei fatti. Lo trovo all’incrocio di sempre, intabarrato per il gran freddo. Un sorriso, gli sorrido. “Andiamo al cinese qui vicino, devo comprare qualcosa da mangiare e da bere, l’altro negozio è chiuso”. Poi a casa sua, ci fondiamo in abbracci lunghi e baci e “appoggia l’orecchia sulla mia guancia... Sì, è fredda. L’altra?”. E ridiamo di questo giochino. Questa volta ha avuto il tempo di accendere il riscaldamento. Il calore e l’odore di casa sua mi avvolgono e io mi sento di nuovo bene. Lo vedo rilassato, allegro e anche molto affettuoso. Passiamo un po’ di tempo a toccarci, a guardarci e a parlare di noi. Ad accarezzarci. Desidero il suo corpo e sento che lui vuole il mio. Dove si sono cacciati i problemi che mi ero fatto fino a quel momento? Se quando siamo vicini stiamo bene entrambi e abbiamo voglia l’uno dell’altro, perché mi preoccupo tanto?
Così scivoliamo piano piano tra le lenzuola del suo letto e porca vacca, quanto mi piaci, R.! Percorro con lo sguardo e poi con le mani, decine di volte, il suo torso, la sua pancia, l’inguine, accarezzo le palle e il cazzo, lungo e duro e la cappella grossa e sempre scoperta. Succhio quei capezzoli con infinita avidità e vorrei restare lì per sempre. Mi dirige più volte la mano dove più gli piace che gliela passi in quel momento: la vuole sopra il buco, impertinente, o di nuovo sui capezzoli, ma “sfiorali soltanto, sfiorali soltanto”, mi dice con voce bassissima, calda, vellutata, morbida. E questi, per contrasto, diventano duri, sporgenti, spigolosi e allora ansima, si impugna il cazzo e me lo mostra, duro e svettante, e lo strofina contro il mio braccio, il mio torso. Provo a mettermelo in bocca, ma riesco solo a succhiargli un po' la cappella.
In effetti, lui si sta già affannando a cercare nel cassetto del comodino il lubrificante. Mi vuole aprire il culo e lo fa, con un dito, due dita. Ma ha più fretta del solito, più voglia di starmi dentro. Quindi questa volta non lo lecca, ma si infila rapidamente un preservativo e mi incula. Eccomi alla pecorina, eccoti il mio buco. E lui si muove rapido, dentro e fuori, a ogni movimento me lo sbatte fino in fondo e poi lo fa quasi uscire. Mi dà delle pacche molto forti sul culo e io gemo. Tiene aperte le mie natiche afferrandole talmente forte con le mani, che mi sento lacerare il buco. Mi possiedi e sono tuo, R., sono tuo.
Mi fa distendere a pancia in giù, mi morde le natiche, le schiaffeggia, poi mi lecca la schiena fino alle spalle. “Sporgi il culo, dài, tienilo più in alto”, mi ordina poi, così gli offro il buco e lui ci infila un’altra volta la nerchia, mentre sbuffa e io godo. A un certo punto si blocca: “Se continuo così, vengo”. Porto le braccia dietro di me e, come posso, gli accarezzo il culo e lo premo verso il mio corpo perché mi penetri ancora; siccome rimane fermo, provo a muovere il bacino per far scorrere il suo cazzo dentro di me, ma lui lo toglie, si alza e mi fa mettere su un fianco con le gambe schiuse. “Così lo senti meglio”, mi dice mentre mi penetra. E io godo della sua mazza, del mio culo così ricettivo e accogliente e della vista del suo corpo, del suo torso peloso e dei suoi capezzoli che adesso sfioro, sfioro soltanto. Di tanto in tanto si china per baciarmi, senza smettere di incularmi. Poi il ritmo si fa più sostenuto e lo vedo ansimare e gemere, reclinare la testa, chiudere gli occhi e poi tornare a fissare i nostri corpi esattamente là dove si stanno unendo. Forse il suo godere in questo momento è in quella vista così semplice e al tempo stesso così lussuriosa: il suo cazzo dentro il mio culo. È rosso in viso e sempre più affannato: “Sto per sborrare”, mi avverte. “Sì,” gli dico io, “vieni”. “Ooooooh, oooooh!”, grida mentre mi sbatte ancora più forte, la faccia contratta in una smorfia di dolore che vuol dire piacere. Poi si accascia al mio fianco, ancora tremante e ansimante, così che io possa raggiungere con una mano il mio uccello e lasciar andare anche il mio orgasmo che, puntuale, arriva dopo qualche istante.
Mi stai già parlando della prossima volta che ci vedremo e sei tornato a sorridere. Ho capito, R. Sono stato un po’ cretino, lo ammetto. Non sarò il tuo tipo ideale, però ti piaccio e me l’hai dimostrato, anche se a modo tuo. Io ti adoro, ma so che non posso darti tutto quello che adesso desideri per te: una coppia, la stabilità, la sicurezza. Può finire domani, non appena arriverà qualcuno che ti terrà legato a sé. Lo so. Allora godiamoci gli attimi belli che sappiamo regalarci e non pensiamoci. Viviamo di quelli e per quelli. A nostro modo, siamo preziosi l’uno per l’altro. Ora mi basta.
seondo me è già legato, a te.
RispondiEliminaDici? E da che cosa lo capisci?
RispondiEliminagli esseri umani, non sembra, sono molto più simili a loro stessi più di quanto lo siano i cani.. mi sembra di vedere altre scene... una vissuta. non è un capire, ma un intuire... ma forse lo capirà solo quando avrà quella stabilità del cazzo.
RispondiEliminaCioè vuoi dire che gli esseri umani in fondo si assomigliano tutti e che hai avuto esperienze simili? E la stabilità dovrei dargliela io? Perché io proprio non gliela posso dare... quella no.
EliminaMilk, sì dico esattamente così. la stabilità la troverà, cosa odiosa, ma non con te, ho letto bene... e non comprendo chi la cerchi, o forse non so cosa significhi.
EliminaPuoi aderire al mio amici del cazzo, e non in modo soft, a me piacciono i cazzi liberi. In fondo l'ho inventato io il muro dei cazzi. :D
ciao Milk, vorrei chiederti se ti andrebbe di contribuire alla rubrica nascente di UCCELLI D'ITALIA.... Premetto che detesto la volgarità, quindi se vuoi fotografarti il membro fallo in modo soft... La mia e-mail è:
RispondiEliminapioggialatente@live.it
Buona serata. Ciao
Sarei onorato. Solo mi pongo una domanda: come si fotografa un membro in modo soft?
Eliminaahahahah... ok, capisco che il termine "soft" non è completamente consono al contesto in questione, ma comunque sia, fotografalo come vuoi tu, eretto, riposato, di sguincio, ect..
EliminaSe nel frattempo vuoi spargere la voce...
Urca... ho rivissuto in quel che ho letto certi miei vissuti con A, il tipo prima di L. Era un cercarsi, chiedere conferme, gli interesso oppure no?, No, è solo per scopare, però scopiamo così bene, però lo cerco solo io, lui non mi cerca mai, ah no, guarda mi ha cercato, devo ricredermi...
RispondiEliminaBatteva il cuore e pulsava il culo, ma ora come ora non cambierei ciò che ho per quelle dinamiche.
@ (In): ma infatti non si tratta di cambiare ciò che si ha per queste dinamiche; si tratta di vivere tutto, con la passione di cui siamo capaci.
RispondiElimina@ Dea e fabrax: predispongo il materiale e poi invio. Mai il mio uccello fu più richiesto.
Anche le donne dovrebbero avere tutte un rapporto così libero e confidenziale con il cazzo, e il coraggio di dire apertamente come e quanto vogliono essere scopate, quell'impudenza sfacciata ma meravigliosa di dire ad un uomo: non voglio tutto te, non ti voglio amare né soffrire per te ma voglio soltanto il tuo cazzo che mi apra, ovunque si può. Complimenti: la tua è una bella lezione di ingegneria civile.
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