domenica 9 settembre 2012

Una persona - 2ª parte

“Mi piaci, Paj. Sei bellissimo”.
“Ci sono anche cose brutte qui dentro, sai?”, mi dice stringendomi ancor più forte a sé.
“Me lo immagino. Come in tutti, del resto”.
“Già. Avevo bisogno dei tuoi abbracci, Milk. Sì, ne avevo proprio bisogno”.
Ancora lacrime. E sorrisi. E mi sorride. E ci tocchiamo di nuovo, baciandoci con furia. Dobbiamo bruciarla tutta questa passione eppure sembra enorme, incombustibile.
Tenendomi sempre sopra di lui, mette un po’ di saliva sull’indice destro, lo porta al mio culo e comincia un ditalino. Gemo e lui continua, umidificando il dito un’altra volta e poi di nuovo. All’inizio esplora, poi sditalina con sempre maggior forza. 
“Voglio che me lo metti dietro”.
“Dopo t’inculo”, mi risponde Paj. “Non ho fretta. Tu hai fretta?”.
“Nessuna”, gli dico, e mi rimetto a spompinarlo. Questa volta mi tiene la testa ferma con due mani e muove il bacino per scoparmi la bocca. “Oooh... oooh... oooh”, accompagna ogni movimento con un gemito, finché toglie la nerchia e “Cazzo!”, esclama, sentendo forse che si stava avvicinando pericolosamente all’orgasmo. Allora adesso fa stendere me a pancia in su, lui si alza e lo vedo in piedi, alto, forte e con questo grosso palo che oscilla in mezzo alle sue gambe. S’inginocchia sul divano, mi fa portare le gambe, piegate, al petto. Passa una, due, decine di volte la lingua sul mio culo, le mie palle, il mio cazzo. Il buco si dilata e allora lui ci ficca due dita, avanti e indietro, dentro e fuori, poi con le due mani lo tiene aperto, allargato.
“Il tuo culo pulsa”, mi dice serio, “come fosse un cuore”.
“Forse ha paura”.
“E di che?”, mi chiede sinceramente sorpreso.
“Ma delle dimensioni, no?”, gli rispondo io. E scoppia a ridere.
Poi si impugna il cazzo e comincia a batterlo con forza sulle mie palle.
“Paura di questo?”, chiede retoricamente, e poi sfrega la cappella contro il mio buco.
Mi sembra che una parte della cappella riesca a entrare nella mia apertura, ormai dilatata, sicché: “Hai un preservativo?” gli chiedo.
“Sì, tranquillo, stavo solo giocando”.
Quindi si alza, si mette vicino alla mia testa e, prendendola di nuovo fra le sue mani, comincia a scoparmi ancora una volta la bocca, questa volta in maniera più violenta e decisa. I suoi coglioni sbattono ritmicamente contro il mio mento, mentre cerca, invano, di farsi fare una gola profonda. Dopo un po’ fa alzare me, si stende nuovamente sul divano e mi fa sedere sulla sua faccia, dandogli le spalle.
“Allarga il culo”, mi chiede, così porto le mani alle natiche e lui può raggiungere senza problemi con la lingua il buco. Mi sento schiudere dietro, mentre con le sue dita stringe i miei capezzoli. Non resisto: mi chino in avanti, senza spostare il bacino e le gambe, in modo che lui possa continuare il suo lavoro ed io possa rimettermi in bocca il suo uccello. Questa stimolazione reciproca e simultanea è meravigliosa e pare autoalimentarsi: quanto più lui mi fa godere leccandomi fra le cosce, più vigorosamente e profondamente io lo spompino; e più gli piace sentire la mia bocca avvolgergli il cazzo, con più voglia insinua la sua lingua nel mio culo.
È di nuovo lui a bloccarmi, a scansarmi dal suo palo e a farmi stendere di nuovo sopra di lui. Con una mano dirige la mia testa sul suo capezzolo destro. Comincio a leccarlo e a morderlo delicatamente, ma lui mi preme la mia testa contro il suo petto.
“Mordi... mordi... mordi... mordi... mordi...”. Lo ripete infinite volte, sempre con la stessa intonazione, come un ordine dato pacatamente, mentre io uso i miei denti con sempre maggior forza, temendo di fargli male. “Mordi... mordi... oh, sì, così, cazzo... mordi”. Lo stesso trattamento, forse ancor più brutale, lo richiede per l’altro capezzolo. Finché:
“Voglio chiavarti”, mi dice. “Vieni, andiamo in camera”.
Mi stendo sul letto, mentre lui chiude le finestre, spegne le luci e poi entra in camera, accende la luce del comodino e comincia a srotolare un preservativo sul cazzo. L’erezione, prima possente, comincia a svanire per l’evidente difficoltà che ha a indossarlo. “È che mi sono rimasti solo quelli piccoli, merda! Mi stringe troppo”.
“Tranquillo”, gli dico, “con calma”, mentre lubrifico con molto gel il mio buco.
Dopo molto armeggiare riesce finalmente a metterselo, sparge un po’ di gel sul cazzo e con quello si masturba un po’ per ritrovare il vigore perduto. Io mi metto a pecorina e aspetto. Dopo poco tempo lo impugna e sento che punta la cappella contro il mio culo. Non sta centrando il buco, ma preme il cazzo con forza, sicché quando poi lo trova, l’ingresso è immediato e violento. Grido forte.
“Ti sto facendo male?”, mi chiede.
“No”, dico io, mentendo, ma solo un po’. Non voglio che sia costretto a fermarsi e, al tempo stesso, so che quel po’ di dolore che sto provando, presto svanirà e lascerà il posto al piacere che già sta invadendo le mie viscere. 
Cominciano i colpi. Sono molto lenti e profondi, al punto che posso chiaramente sentire i suoi coglioni schiacciarsi contro di me. Paj, questo romanticissimo stallone, mi sta montando. Un paio di volte mi prende per i fianchi e dà dei colpi più violenti e rapidi, poi però torna subito a un ritmo più leggero.
“Devo andare piano, altrimenti vengo”, mi sussurra nell’orecchio.
Io, che a ogni colpo gemo, visto anche il notevole diametro, riesco a dire: “Tranquillo, vai piano, mi piace”.
Dopo qualche minuto, un fremito sembra scuotere Paj: “Sto per venire, Milk”.
“Vieni, Paj”.
“Sto per venire... Sborro!”.
E così, con cinque o sei colpi bene assestati, si scarica dentro di me, mentre io mi svuoto sulle sue lenzuola. Quando lo estrae, osservo il preservativo pieno e gli sorrido.
“Vuoi fermarti a dormire qui?”, mi chiede. Sono le due meno un quarto.
“No, domani ho molto da fare, preferisco svegliarmi e fare colazione direttamente a casa mia”.
“Ci sentiamo, allora”.
“Certo”.
Per strada respiro un’altra aria. Si direbbe che l’estate sia finita. Mi pare che cominci qualcos’altro. Cosa, non so bene.
(2 - Fine - Vai alla prima parte)

12 commenti:

  1. Uh che bello! Sono contenta. Ci piace, ci piace un sacco Paj. Dovevi dormire lì però.

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    1. Pure io ma... ancora non ci credo e resto freddo. Oddio, faccio quel che posso per restare freddo, ecco.

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  2. anche a me piace questo Paj, il primo a non avere solo un'iniziale.
    Però ha ragione Sara, ti saresti dovuto fermare e dormirgli addosso.

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    1. È che non voglio rovinare tutto proprio ora. Non voglio essere invadente, mi piacerebbe rispettare i suoi spazi. Perché magari lui l'ha detto solo per cortesia, perché era tardi o perché non sta bene andarsene subito dopo il fattaccio. Cazzo ne so. Però mi sta proprio acchiappando, il maledetto. Se potessi gli starei appiccicato come una tellina.

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    2. È vero, alle volte non mi sopporto!

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  3. Non so che dire. Ma mi sembra tutto molto meraviglioso.

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    1. Sì, anche a me e in effetti, conoscendo la mia sfiga... Preferirei non starci troppo male, in caso di delusione.

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    2. Tutti preferiremmo non essere delusi, però capita. E quando succede bisognerebbe pensare soltanto a quel che abbiamo ricevuto, in certe situazioni un bel pezzo di cazzo dato e preso come si deve è un motivo più che sufficiente per far svanire tutte le amarezze.

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  4. quando si trovano certe affinità, complicità occorrerebbe davvero lasciarsi andare e viverle profondamente, senza riflettere o pensare troppo ;)

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    1. Occorrerebbe, dici? Io sono timido e quindi impulsivo e già so, per averlo sperimentato sulla mia pelle e con molto dolore, dove può condurti il "lasciarsi andare". D'altra parte, hai ragione anche tu, ne sono più che convinto. Conclusione: c'è molta confusione nella mia testolina. Again.

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  5. Non farti troppe seghe...mentali.
    Per rompersi la testa prima bisogna buttarsi, no?
    Aspetto la terza,quarta, quinta (etc...) parte di questa novelas! ;-)

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