Capelli sale e pepe, più magro di quanto mi aspettassi, piuttosto alto. Sguardo nero pece, barba di tre giorni, sorriso timido. Dico: “Ci mettiamo qui”, indicando la stanza. Nè a nè b, mi sta già togliendo la parte di sopra e ribaciando. “Aspetta”, gli dico, abbasso le tapparelle e accendo una lampada. Avrà parlato con Santi? I due si frequentano... Vabbè, insomma, organizzano trii. Avrà saputo che non disdegno l’approccio diretto? Certo, per essere la prima volta, questo è un direttissimo, un rapido, un accelerato. Durante l’incontro mi dirà “bello”, “figo”, userà termini come “fighetta” (anche lui!) riferendosi al mio buco, affermerà “sei mio, adesso sei mio” e mi chiederà tre volte “ti senti bene?”. Sì, mi sento divinamente, anche se alquanto stordito.
Ma lui già lo ficca dentro, dopo aver abbondantemente sputazzato la parte ed essersi messo un preservativo. Entra facilmente e si muove agile tra le mie carni. Vengo in tempo record mentre sono a pancia in su col suo cazzo ben piantato dentro di me: la vista della mia sborra lo eccita ancor di più e così finisce anche lui, senza far troppo rumore. Ma io ho goduto di più poco fa, a pancia in giù, perché in quella posizione ci dava dentro proprio bene.
Ok, abbiam finito, e allora? E allora giù tutta una chiacchierata sulla vita, l’amore, la coppia, il sesso e i massimi sistemi, dalla quale emerge, tra l’altro, che mi ha appena trombato un ex primo ballerino dell’accademia nazionale di danza. Ah-ha, molto interessante. Immagino che sia il recupero per aver bruciato i tempi all’inizio. Mica me lo doveva, però piano piano io ci prendo gusto, m’interesso e mi apro alle sue domande. Poi si riavvicina. Carezze, baci, abbracci e un massaggio davvero gradevole alla schiena. Lui a me.
“Ti scoperò ancora”. È una minaccia? No, il suo modo di dire arrivederci.
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