Come scendevano fredde l’altra sera, com’era fresca la brezza, che scura la notte, gli alberi ci guardavano e i passanti scrutavano increduli. Che bel posto avevi scelto, inconsapevole, perché io salvassi quel che rimane e buttassi il resto. Emozionato, ma lucido, ti ho fatto male. Strapparti le viscere e poi mostrartele era l’unica cosa buona che potessi fare, davvero.
Adesso ci aggiriamo fra vetri rotti e raccattiamo perline, che nascondiamo subito nelle tasche per non farle scappare. Presto puliremo il pavimento e lasceremo la stanza pulita e vuota. Negli occhi la tristezza di ciò che non sarà (mai) più, la vertigine del non ritorno e la luce per ciò che si apre. Soli.
...eh.
RispondiElimina...sai una cosa milk???
RispondiEliminanon ci ho capito un cazzo però mi piace!
meglio che io non ti legga, che fine hai fatto?
RispondiEliminaMo' torno.
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