A El. non piace perdere troppo tempo in chat. È diretto, deciso, usa poche parole, solo quelle indispensabili. Se riesce a entrare subito in sintonia con te, può rivelarsi paziente, può aspettare il suo turno diligentemente, pregustando il momento in cui la preda sarà sua.
Questo ragazzo dai capelli neri e la pelle olivastra viene da lontano, da un altro continente, e porta a spasso per il mondo le sue tre gambe. Siccome l’angolatura della foto non mi permette di farmi un’idea esatta delle dimensioni, chiedo lumi. “È grossa”, mi scrive soltanto. E io decido di fidarmi.
Quando lo faccio accomodare nella mia camera, inizia subito a spogliarsi, ma lo fa con estrema naturalezza, continuando a parlare e a sorridermi. Non c’è nessun imbarazzo tra noi, né bisogno di rompere il ghiaccio. E infatti, mentre ci togliamo pezzo dopo pezzo i vari indumenti, ci baciamo con molta passione, inframmezzando prima delle parole smozzicate, poi i nostri respiri che si fanno sempre più accelerati. Quando resta in mutande, l’erezione già evidente sotto il cotone bianco, io sono completamente nudo, a quattro zampe sul letto, parallelo al bordo. Lui è in piedi, vicino a me. Mentre con una mano gli sfioro il pacco, osservandolo, con la bocca semiaperta emetto dei “mmm...”, che assomigliano a dei lamenti di animale. Si toglie rapidamente gli slip, liberando il cazzo che appare sì molto grosso, ma anche molto lungo.
Schiudo la bocca e spompino, aiutandomi spesso con una mano. Si insaliva un dito e me lo ficca nel culo. Il contatto è brusco e il mio buco offre una certa resistenza. Se ne accorge e inspira rumorosamente, eccitato. Invece di muovere il dito avanti e indietro, lo lascia dentro un po’ e poi comincia un movimento rotatorio o dal basso verso l’alto, nel tentativo di allargare il pertugio. Ripete l’operazione più volte, sempre inumidendosi il dito (e poi due dita) con la saliva. Intanto alza una gamba e appoggia un piede sul letto, per offrirmi ancor meglio l’oggetto del mio desiderio. Ricambio il favore passando ripetutamente dal cazzo ai coglioni, che lecco e succhio pensando al buon liquido bianco che contengono. Quando percepisce che il mio culo cede, che lo sfintere di colpo si apre, dilatandosi, emette anche lui un sonoro gemito di soddisfazione. Io allora interrompo il bocchino, mi alzo in piedi e, mentre lui mi guarda con occhi scuri di piacere e continua a stimolarmi il culo, prendo il tubetto di gel e un preservativo taglia xl.
Le operazioni preliminari si concludono in pochi secondi e io sono già di nuovo a pecorina sul letto. Lui si mette dietro di me e ne spinge dentro la metà. Grido senza nessun ritegno. Sa, o meglio intuisce, che è meglio per lui non indugiare troppo, e soprattutto non toglierlo. Non perde tempo e torna a spingere. Grido ancora, ma lui non si ferma, anzi adesso comincia ad andare avanti e indietro e a me sembra di avere un palo piantato dentro. Per incularmi ancora più a fondo, solleva le ginocchia e il sedere e mi penetra, sempre da dietro, aumentando il ritmo dei colpi. Io gemo, mentre l’impeto della monta mi fa sbilanciare in avanti, finché cedo e mi ritrovo disteso a pancia in giù.
Lui non smette un attimo di martellare e io, che adesso ho le gambe quasi chiuse, mi sento letteralmente invaso dal suo corpo dentro il mio. A un certo punto si ferma, sfila il cazzo e mi dice solo: “Davanti”. Allora mi distendo a pancia in su, El. prende le mie gambe, le solleva e appoggia le mie ginocchia sulle sue spalle. Quando inclina il busto in avanti, il mio bacino si solleva e sento il suo cazzo grosso e duro entrare di nuovo nel mio culo, ora apertissimo. Adesso si muove con oscillazioni più ampie, dentro e fuori, dentro e fuori, ma sempre rapidamente. Le punte dei miei piedi sfiorano la parete contro il letto.
Vuole di più, mi vuole suo, mi vuole ancor più ricettivo: afferra le mie caviglie per allontanare le gambe dalle sue spalle. Io le tengo più divaricate che posso. Adesso il ritmo si fa ancor più sostenuto e si sente distintamente il rumore del suo corpo che sbatte contro il mio. Il mio cazzo, dimenticato là sotto, è ormai irraggiungibile. Gli carezzo la testa, la schiena e il culo, mentre ansimo e lo incoraggio: “Sì, così...”. Sono ormai completamente dilatato ed El. spacca nuovamente il mio culo, già molte volte rotto. Ad un certo punto, l’esito: “Sborro”, dice El., e con colpi secchi, duri e profondi, gemendo viene.
Lo sfila lentamente, ancora ansimando, mentre la mia mano rapida fa scaricare anche me.
Ci sorridiamo a lungo mentre ci puliamo e cominciamo a rivestirci. Poi una breve chiacchiera. El. si fermerà ancora un anno in questa città, dove studia per un dottorato. Mi parla del sistema educativo del suo paese e poi dell’Italia, dove è stato più di una volta.
È contento di avermi scopato, dice che lo eccito molto. Siccome gli piacciono anche i trii, mi dice che posso contare su di lui se ne organizzassi uno e avessi bisogno di una mano. O di qualcos’altro.