A questo toro piacciono le vacche servizievoli, compiacenti, adoratrici del cazzo. Possibilmente del suo. “Sono freddo”, mi dice, mentre si toglie la maglietta rossa attillata che porta sotto il maglione. È un po’ più alto di me, è massiccio, duro, forte, e accorcia i peli, così fitti sul petto e sulla pancia. Tra due ore avrà un impegno da un’altra parte e dovrà andarsene però, per adesso: “ti scaldo io”, gli dico. Nella stanza tutto è bianco. La luce del sole gelido di oggi è cristallina e tanto candore contrasta con la lussuria dei nostri sguardi. La mia lingua scivola contro la sua, si muove frenetica mentre le nostre labbra si uniscono e un abbraccio reciproco ci schiaccia l’uno contro l’altro. Ho la sensazione di perdermi in quel petto e in quelle spalle così ampie: fin da questi primi istanti JJ. per me è protezione e aggressione insieme, è usurpazione, invasione, istinto maschio di cazzo, di coglioni, di sborra. Ho ancora la maglietta e i pantaloni addosso ma sto già sporgendo involontariamente il culo. Me ne accorgo solo quando comincia a palparlo. È il mio corpo che sta comunicando già direttamente col suo, se ne infischia delle regole apprese e mi fa apparire per ciò che sono ora: buco caldo e accogliente, impulso di gambe divaricate e bocca umida.
Il pacco è gonfio quando fa cadere i pantaloni fino alle ginocchia. Gli abbasso gli slip liberando così il suo bel cazzo dalla pelle abbondante. Tirando verso la base, scopro la cappella, corta ma grossa. M’inginocchio davanti a JJ., pronto a pregare la mia divinità. E me lo metto in bocca. Mentre vado con la testa avanti e indietro e assaporo la nerchia grande e dura, non smetto un secondo di mugolare. Emetto dei suoni un po’ acuti che contrastano con i suoi, più gravi. Una mano sulla testa e di colpo mi ritrovo bloccato, con l’intero cazzo di JJ. in bocca mentre lui preme ancora e ancora, finché non sente scivolare la cappella ancor più in fondo nella mia gola. Adesso si muove ritmicamente dentro e fuori, tenendomi ferma la testa con entrambe le mani, mentre io metto le mie sul suo culo, per fargli capire che sì, la mia bocca da pompinaro è fatta anche per quello. Mi tolgo la maglietta e prendo un po’ di fiato, ma JJ. ricomincia subito. Ogni tanto lo faccio scivolare fuori e gioco con le labbra o con la lingua sulla sua cappella, mi eccito ancora di più, allora torno a lasciarmi chiavare la bocca, ancora e ancora.
Mi abbasso anch’io pantaloni e slip fin sotto le ginocchia e lo vedo concentrato a osservarmi il culo. Quel suo sguardo trasferisce su di me tutta la sua lascivia. Mi metto a quattro zampe sul letto, perché noti la mia predisposizione. La schiena è arcuata al massimo, il culo teso verso di lui. JJ. si mena il cazzo come un forsennato mentre con un indice e un medio mi allarga il buco. Il solo contatto tra la sua mano e il mio culo mi fa gemere. La sensibilità della mia pelle sembra centuplicata.
La monta potrebbe avere inizio a tutti gli effetti, ma voglio togliermi i pantaloni, gli slip e le calze. Lascio tutto in terra e poi mi distendo a pancia in giù e appoggiandomi sui gomiti metto il viso vicino al suo cazzo durissimo, che comincio a leccare, mentre JJ. è ancora in piedi accanto al letto. Di nuovo le sue mani forti afferrano la mia testa e di nuovo me lo caccia dentro, fino in gola. Questa volta sento un “Sìii”, mentre mi preme la testa con tutta la forza che ha. Un gemito gutturale profondo mi fa capire quanto gli sta piacendo. Poi allenta la presa per un attimo e appena mi allontano uno o due centimetri, torna a spingere il mio viso contro di sé, in rapida successione, una decina di volte.
Animale. Aperto. Inculato. La bocca è aperta. Ansimo. Un bastone durissimo dentro, vuole arrivare più in fondo. JJ. mi spinge più avanti. Vuole che io non cambi posizione, alla pecorina gli piace, però sale sul letto e appoggia le ginocchia dietro di me. Continua a spingere la sua carne dentro la mia. Quando mi volto, con la coda dell’occhio lo vedo intento a osservare come il suo cazzo entra ed esce dal mio culo ormai più che accessibile. Il toro è molto resistente, ma adesso lo sento gemere forte, senza ritegno. Ed è, questo, uno degli atteggiamenti di un maschio che più mi fanno uscire di testa: percepire chiaramente che sta perdendo il controllo, che si sta lasciando andare.
Comincio a cedere. Dopo aver perso liquido prespermatico, due o tre schizzi di sborra escono adesso dal mio cazzo. Bagno un po’ il lenzuolo e lui se ne accorge. Aumenta il ritmo e soprattutto la violenza con cui mi sta penetrando e capisco che siamo vicini alla fine. Non ce la faccio più e, all’inizio senza nemmeno toccarmi l’uccello, vengo. Dai suoi gemiti capisco che dentro il mio culo il preservativo si sta gonfiando dello stesso liquido bianco. Bianco come questa mattina bianca e splendente di gioiosa ed energica vita.
“Puttanella”, mi dice, tra le altre cose, alla fine. E non si scusa per il diminutivo.