domenica 10 febbraio 2013

Delle mie brame

Esco dal lavoro quando fa già buio da un pezzo. È quasi periferia. E io ho promesso ad Ab., incautamente, di andare a casa sua. Che si trova in culo ai lupi, non proprio dietro l’angolo. A piedi attraverso strade enormi, semibuie, ghiacciate. Siamo in pieno inverno, fa freddo e io sono stanco. Ma qualche giorno fa Ab., con un’intuizione notevole, ha piazzato lì una frase che ha provocato in me immediata e incontrollabile salivazione: “Sborro come una fontana”. Meglio togliersi il dubbio e fargli posto nella mia agenda, mi son detto.
Il quartiere, tutto caseggiati moderni e desolati, mi mette addosso una tristezza senza nome. Quando arrivo, la porta è socchiusa. Entro e lo trovo nudo, disteso sul letto. Mi sorride e nel frattempo se lo mena. 
“Devo farmi una doccia”, gli dico.
“Fai pure”, mi risponde, accennando col capo dove si trova il bagno.
Quando ho finito, vado in camera e mi distendo accanto a lui. Né bello né brutto, Ab. mi accarezza e mi bacia con foga. Comincio a toccargli il cazzo, leggermente curvo e perfettamente nella media, circonciso, e poi soppeso i coglioni, di buone dimensioni, senza eccesso. Ho già voglia di mettermelo in bocca e così lo spompino. Nel frattempo lo guardo di tanto in tanto e mugolo e sporgo le labbra quando ci appoggio sopra la cappella. Lui si gode lo spettacolo e mi sorride e respira forte.
È arrivato il momento. Si alza e io in un attimo sono a quattro zampe. Inarco la schiena e sporgo il culo. Allarga le mie natiche e con la punta della lingua mi lecca il buco. Lo solletica tanto da farlo cedere. E allora indossa un preservativo, si massaggia il cazzo con del lubrificante e si mette dietro di me. Senza rendermene conto davvero, percepisco il grande specchio del guardaroba che è sulla sinistra. Vedo il riflesso di Ab. che s’impugna il cazzo e lo avvicina al mio culo, ma è solo un attimo, perché non va per il sottile e me lo sbatte tutto dentro, di colpo. Allora chiudo gli occhi e grido, girando la testa verso la parete contro la quale già sta cozzando ritmicamente la testiera. 
La cadenza è martellante, ma non varia, come costante è anche la profondità della penetrazione. Un’inculata scolastica, da laboratorio, meccanica, chirurgica. Monotona. Ringrazio il mio culo per essere così sensibile da farmi provare un vero piacere fisico anche in casi come questi, mentre il cervello concentra i suoi sforzi nell’immaginare il contenuto di quei coglioni che adesso, là dietro, si stanno certamente agitando, come il loro padrone.
Ad un certo punto, però, Ab. cala l’asso: “Mettiti a pancia in su”. Un missionario con le gambe ben divaricate e i polpacci appoggiati alle sue spalle. Un classico, insomma. Sì, però il birichino mi fa stendere in diagonale rispetto al letto. E rispetto allo specchio. Così, mi basta girare la testa a sinistra per avere una visione perfetta del mio culo aperto, del suo cazzo che entra e poi dei suoi movimenti di bacino, adesso ancor più rapidi. Sento il culo aprirsi ancor di più mentre Ab. mi fotte con molta forza. Lo sento scivolare dentro e fuori la mia carne e, allo stesso tempo, posso vedere nello specchio con quanto impegno si dedica a martoriare il mio culo. È come una macchia d’inchiostro su un foglio di carta assorbente: è il piacere che si espande dal buco al resto del corpo e poi arriva al cervello, facendomi gemere. Lo incoraggio ad essere ancora più aggressivo. Appoggio un braccio sulla sua schiena e una mano sul suo culo, per premerlo verso di me.
“Sto per venire!”, mi dice allora tra un respiro e l’altro. Estrae rapidamente il cazzo e mentre abbasso le gambe, lui si toglie il preservativo e se lo mena. Ed ecco il succo del suo godimento sgorgare dalla cappella con forza per un lasso di tempo che mi sembra lunghissimo. Alcuni schizzi potenti, biancastri all’inizio e poi quasi trasparenti, atterrano sul mio mento, sul collo, sul petto e sulla mia pancia. Altri finiscono sul lenzuolo che ricopre il materasso. Ormai all’apice dell’eccitazione, aggiungo al suo liquido il mio e mi ritrovo completamente bagnato.
Mi passa delle salviette e io provo a prosciugare il lago, però dopo un po’ mi arrendo. “Faccio prima a rifarmi la doccia”, gli dico. Ab. si mette a ridere.

8 commenti:

  1. sabato notte movimentato eh?

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    1. Ma Bad, ti pare che io possa lavorare di sabato? No, questo è successo giovedì. Quel che mi è capitato ieri andrà nella prossima release! :-))

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  2. è sempre curiosamente eccitante leggerti ;)

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    1. Michele, che ti succede esattamente quando mi leggi?
      E a te, Estrella?
      Un bacio a entrambi.

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    2. beh che curiosamente mi eccito, anche se teoricamente non rientrerebbe nelle mie quotidiane fantasie ;)

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  3. Un'inculata scolastica???

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    1. Come l'inglese. Di chi l'ha imparata ma poco praticata.

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