mercoledì 27 giugno 2012

Gli equilibristi

Imbambolato. Sguardo fisso, perso nel vuoto. Sferragliare di carrozza. Persone che si muovono, fischi di freni, rumore di porte metalliche che si aprono e si chiudono. Mi lascio trasportare. I colori dominanti sono bianco e blu. Linea uno. Di questa città mi piacciono persino le sue parti più sordide, persino la metropolitana e la sua grafica orribile, da sussidiario. Penso a questo e al mio destino: saranno come nelle foto? Come sarà la loro casa? Come inizieremo? Perché sono stati così poveri di parole e così risoluti? 
Mancano poche fermate. Dalla borsa a tracolla prelevo il foglio dove ho stampato la piantina di GoogleMaps con il percorso dalla stazione della metro a casa loro. Non è complicato, basta imbroccare l’uscita giusta. 
Il sole cocente del pomeriggio e il caldo afoso m’inghiottono, una volta riemerso dalle viscere della città. Che quartiere assurdo. Non sono poi così lontano dalla casa di C.: viali enormi dal traffico intenso, dove si affacciano palazzi imponenti e anonimi e poi, dietro le quinte, vie più strette con case basse, alcune vecchie, altre decrepite ed altre ancora costruite da poco. Popolare. Distante dal centro. Sullo sfondo, le torri del quartiere moderno.
Arrivo al numero civico che mi hanno indicato. Tre piani in ascensore e sono a casa loro. Mi apre A., “il biondo nelle foto”, come ha scritto lui stesso in chat. È alto, di corporatura forte, sorriso aperto, pizzetto. Dietro di lui appare subito il suo ragazzo, M.: carnagione scura, moro, occhi scuri, più basso. È stato facile trovare il posto? Oddio, sì, mi sono un po’ incasinato a qualche via da qui, ma niente di che: ho solo suonato a un campanello che non era il vostro e, per fortuna, non mi hanno risposto! Sì, una Coca-cola va benissimo, grazie. Sono italiano, sì. Parlo bene la vostra lingua? Beh, grazie. Qui mi occupo di questo e quest’altro, e tu? Ah, ho capito. E tu, M.?
Sono entrambi molto sorridenti e affabili e si respira un’aria di assoluta tranquillità. Un ambiente rilassato, due padroni di casa accoglienti, il divano ampio dove adesso siamo seduti e una bibita fresca è tutto ciò che occorre. Non posso dire di essere un novellino dei trii, ma è la prima volta che mi capita di incontrare una coppia consolidata e, per di più, formata da due attivi. Entrare, seppur per pochissimo tempo, nella vita di due persone che vivono insieme da undici anni e che nella loro relazione hanno stabilito delle regole che tu riesci appena a intuire, può avere delle conseguenze importanti. O no: potrebbe essere - e così deve essere, almeno nelle intenzioni dichiarate - solo una bella scopata. “Sei agitato?”, mi chiede A. “No, direi di no... mi sento bene”, rispondo io. “No, lo dico perché il ruolo della persona un po’ ansiosa spetterebbe a te...”, e ridiamo. E poi: “Vieni qui”. Basta che io mi sposti di qualche centimetro per cadere fra le sue braccia e scoprire che A. bacia proprio bene.
A. è quello che fa più domande, A. prende l’iniziativa e probabilmente è sempre A. a condurre il gioco nella sua coppia. M. si muove dopo, come se quei baci lascivi sulla mia bocca e i morsi sul collo fossero il segnale convenuto. Lo sento avvicinarsi e sedersi al mio fianco. Adesso sono in mezzo ai due e bacio M. Mi piacciono entrambi allo stesso modo, mi sento perfettamente a mio agio e comincio a sentire anche una certa eccitazione. Mi sfilo le infradito e subito A. coglie l’occasione al volo: “Sì, mettiamoci più comodi” e si sfila la maglietta e si toglie i pantaloni. Così facciamo anch’io e M. Quasi completamente nudi, riscaldiamo l’ambiente con i baci, le carezze, i morsi, i giochi delle dita sui rispettivi capezzoli, mentre si gonfiano i cazzi ancora nascosti dagli slip. È M. ad abbassarmeli e a far uscire il mio uccello che adesso lui tocca. Le loro mani s’intrufolano ovunque sul mio corpo ed io perdo poco a poco il controllo.
Succede allora che M. si mette in piedi vicino a me, si toglie gli slip e avvicina il cazzo duro alla mia testa. Inizio a sbocchinarlo. È un cazzo di dimensioni medie, molto scuro, circonciso, cappella abbastanza grossa. Mormora il suo godimento mentre anche A. si alza e si posiziona dietro M. per osservarmi e accarezzare il suo compagno, e baciarlo. M. mi mette le mani sulla testa e spinge il suo cazzo dentro, in una gola profonda che, a quanto pare, gli sta piacendo molto. Dopo un po’ si sposta sul divano, dove io giaccio quasi disteso, sistemandosi tra le mie gambe aperte. Nel frattempo A., che ha già provveduto a liberare il suo cazzo, si avvicina e me lo offre. È più o meno della stessa taglia di quello di M., solo di un colore più chiaro e non circonciso. Mi dedico al compito con molta dedizione, però stavolta mugolando di più, perché M. ha provveduto a rendermi il favore e me lo sta succhiando con notevole abilità.
Abbiamo i cazzi duri e pulsanti: quello di A. nella mia bocca, il mio nella bocca di M. e quello di M. nella sua stessa mano. Scivoliamo lentamente verso limiti superiori: M. infatti s’incarica di ricordarmi perché siamo lì e come questa storia deve andare a finire, ficcandomi un dito nel culo, mentre continua a spompinarmi. Al tempo stesso, A. prende la mia testa fra le sue mani e a sua volta compie l’operazione già sperimentata da M., cioè mi scopa la bocca. Lui lo fa con più foga, osserva attentamente le mie reazioni e ansima forte. Quando non resisto più, e a modo di pausa, guardo A. fisso negli occhi e faccio scivolare la punta del cazzo contro la parete interna di una delle guance, per deformarla e mostrargli quanto mi piace tenerlo in bocca. Poi può riprendere, fino alla pausa successiva. 
Adesso è di nuovo il turno di M., che vuole utilizzare ancora la mia bocca per farci entrare e uscire il cazzo ma soprattutto per altre gole profonde. Sento A. dire sottovoce: “Vado un attimo su” e poi lo intravedo salire rapidamente la scala a chiocciola che porta, evidentemente, alla loro camera da letto. Ne ridiscende quasi subito e appoggia sul tavolino davanti al divano un tubetto di lubrificante e un pacco gigante di preservativi. A. si mette allora vicino al suo compagno. Io mi diverto a spompinare alternativamente sia l’uno che l’altro e poi provo pure a mettermeli in bocca entrambi, mentre loro si baciano con passione.
Già sento che non posso resistere oltre, quindi mi metto a pecorina davanti a loro, m’inumidisco un dito e lo passo sul buco finché non lo infilo dentro. Nel frattempo A. e M. indossano ciascuno un preservativo e si menano il cazzo dopo averlo lubrificato. Li osservo con la coda dell’occhio e vedo che M. rivolge uno sguardo interrogativo ad A., chiedendogli solo: “Io?”. A. gli risponde con un cenno affermativo. Allora sporgo il culo, M. si avvicina, si sistema anche lui in ginocchio dentro di me. Poi sento che preme il cazzo contro il mio buco. Lo infila piano e a me piace un sacco e i miei mugolii lo indicano chiaramente. Adesso mi sta fottendo, con colpi lenti ma determinati, il busto reclinato verso la mia schiena e la sua faccia vicina alla mia. Cerca la mia bocca e mi bacia, mentre  il ritmo aumenta poco a poco finché lo sento ansimare forte. Di colpo, lo sfila e si allontana. È il turno di A. Probabilmente a causa del fatto che non incontra ostacoli, anzi, trova il mio culo già dilatato, entra senza problemi. Eppure, stranamente, a me all’inizio brucia un po’. Quando però comincia a darmi dei colpi forti, ad entrare e uscire sbattendomi per bene, provo di nuovo una sensazione piacevolissima.
Dopo un po’, A. decide di passare la mano, o meglio, il mio culo, al compagno, che torna alla carica. Mentre M. mi monta, A. gli dà delle pacche forti sul culo, come se volesse spronarlo. M. adesso mi sta chiavando come un forsennato, ansima tanto che temo possa venire da un momento all’altro. Invece si trattiene e lo sfila di nuovo.
“Mettiti qui, a pancia in su”, mi chiede A. Io obbedisco e porto le mie gambe piegate verso il petto, il culo in aria, ben offerto ad A. che si stende su di me, s’impugna il cazzo e me lo infila dentro. Io metto le mani sul suo culo che ondeggia ritmicamente sopra di me, accompagnando i movimenti del suo bacino. Ci guardiamo fisso negli occhi: mi piacciono i tratti del suo viso, così marcatamente maschili. Aumenta il ritmo della penetrazione, mentre M., dietro di noi, osserva come il cazzo del suo compagno entra ed esce dal mio culo. “Mi manca poco”, mi dice A. “Ti piace?”, gli chiedo io. “Eccome”.
E poi si abbandona, godendo piano, senza gridare, solo ansimando. Un ultimo affondo, secco e profondo, sancisce la fine dei movimenti, la conclusione dell’orgasmo. Prima di sgattaiolare fuori da me, il preservativo colmo di sborra e un’espressione seria in volto, mi bacia con la lingua. Lo prendo come un ringraziamento o un riconoscimento. Mentre A. si allontana per buttare il preservativo e lavarsi un po’, M. ed io ci osserviamo. Siccome non sembra decidersi, prendo io l’iniziativa: “Come vuoi che mi metta?”, gli chiedo. “Come vuoi tu”. Ah, sì? Allora opto nuovamente per una pecorina. M. mi fa spostare con le ginocchia ai bordi del divano, di modo che lui possa sistemarsi in piedi dietro di me. Mi afferra i fianchi e comincia a penetrarmi con molta forza. Il mio corpo è scosso dai colpi del suo bacino contro di me. A. nel frattempo è tornato e, un po’ in disparte, si gode la scena. A un certo punto, quando il va e vieni si fa frenetico e M. inizia a gemere sempre più forte, capisco che sta sborrando. Allora con pochi movimenti della mia mano, mi scarico anch’io, mettendo l’altra mano a coppa sotto il mio cazzo, perché possa riceverne gli schizzi.
Dopo sono sorrisi reciproci, un rapido passaggio in bagno per ripulirci un po’, e infine siamo di nuovo nel saloncino, dove ci rivestiamo e continuiamo le nostre chiacchiere, adesso con una confidenza del tutto nuova, che suona strana, speciale. Quando chiedo se i loro trii con altri ragazzi sono frequenti, dopo un piccolo smarrimento da parte di entrambi, come un inciampo all’inizio di un sogno, mi rispondono di no, ma che questo può variare: in certi periodi di più in altri di meno, dipende dal caso. Non cercano ossessivamente, ma lasciano che le occasioni sorgano più o meno da sole. La conversazione scivola spensierata su molti temi: la cucina, la regione da cui proviene A. e che io conosco grazie ad alcuni amici, la loro terrazza, le feste che organizzano, i vicini...
Quando capisco che si è fatto tardi e prima di diventare molesto, prendo su le poche cose che ho con me e mi congedo. “Volevo solo dirvi che ho passato dei bei momenti con voi, che mi sembrate simpatici e che, se vi va, uno di questi giorni possiamo rivederci”, è il messaggio che lascio in chat il giorno dopo, mentre non sono collegati. “Anche noi ci siamo divertiti molto. Ripeteremo di sicuro! Un bacio”, è la risposta.

20 commenti:

  1. Com'era la pubblicità del cornetto? Two is better than one. Eheh... Mi pare tu ti sia ben divertito...

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    1. Sì, mi sono divertito non poco. La cosa che più mi ha affascinato di questo incontro, a ben vedere, è stata proprio l'accoglienza. Come entrare in un rifugio caldo, come se avessero condiviso con me, per qualche attimo, una gioia che, per il resto del tempo, riservano soprattutto a loro stessi. Ciò che si dice una bella coppia, via.

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  2. Grazie per esserci, quando si tratta di diritti negati...un bacio...:*

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    1. Quando si tratta di diritti negati io ci sono, sì, contentissimo di esserci. :-) Bacio anche a te, assente-presente!

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  3. Penso che questo sia il più interessante tra tutti i tuoi racconti di vita vissuta.

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    1. La situazione era interessante, sì. Mi piacerebbe rivederli.

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  4. Discutevo, proprio oggi, con un amico di te, della semplicità che hai di vivere le occasioni.
    Gli spiegavo come sarebbe bello che fosse così a prescindere, senza moralismi e inibizioni, in piena libertà di dare e ricevere.

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    1. Interessante quello che dici. In che senso "a prescindere"? Dall'essere gay o no? E che cosa ha detto l'amico? Come mai gli stavi parlando di questo?

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    2. no di essere uomini o donne.
      Noi per un sacco di retaggi culturali siamo rinchiuse dentro all'etichetta secondo la quale se la dai a chi ti pare sei solo una troia e non una che vive la sua sessualità in maniera dinamica.
      L'amico concordava con me.
      Gli parlavo di te perchè penso a quello che scrivi anche fuori di qua...

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    3. Un giorno ci faremo una chiacchierata, forse.
      Vivere la sessualità "in maniera dinamica" è un'espressione favolosa che ti copio immediatamente! :-) Sembra una vignetta: "Troia!", "No, scusi: dinamica!".
      Hai ragione da vendere. Che aspettiamo a liberarci di quei retaggi?

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    4. cazzo, vorrai mica riuscire a cancellare in un amen secoli di ostracismo!
      Mi piacerebbe davvero farmi una chiacchierata con te.

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  5. ma quindi, erano stranieri?

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    1. Vedilo dall'altro punto di vista...

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    2. ah, sei tu all'estero? Spagna, immagino!

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    3. No. Ma mi viene da dire: è importante, caro anonimo?

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    4. ma no, figurati! ho tirato a caso perché dici che fa sempre caldo

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  6. Ed ecco che quando penso di aver visto tutto e che nulla può sconvolgermi...

    Invidio molto la tua capacità di vivere il sesso in maniera così disinvolta

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    1. e anche la tua capacità di cercare e trovare occasioni che mi stupisce sempre.

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    2. Come si è già scritto altrove, il sesso è il sesso, una scopata è una scopata. Non gli va data né più né meno importanza di quella che effettivamente ha. Basta lasciarsi un po' andare ed essere disponibili e le occasioni si moltiplicano da sole.

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