domenica 26 febbraio 2012

Sono dove non si vede

Ha dato tutto quello che poteva. Ha perso tutto quello che amava. Ha tentato di tirarlo fuori dal pozzo, dove giaceva senza dire una parola, ma il ragazzo ha trovato improvvisamente una via d’uscita e dal fondo è riemerso in un altrove non previsto. Così lui è rimasto solo al bordo del pozzo a gridare verso il buio e il vuoto. Per un po’. Ora se n’è allontanato e ha smesso di piangere. Ma non chiede. Dice, ma non ascolta. Racconta, ma non si lascia raccontare. Vive, per sé stesso. Non vuole attraversarmi. Mi penetra, ma non si ferma dentro. E io sono in un altrove, invisibile.

Sentimento di vivo affetto verso una persona.

“Sei libero adesso?”
“Sí”.
“Sono a casa. Non mi sentivo bene e il capo mi ha accompagnato in macchina”.
“Cazzo. Passo?”.
“Sí”.
“Vuoi che ti porti qualcosa? Qualsiasi cosa...”.
“Una bibita per sportivi, Gatorade o qualcosa di simile”.
“Va bene. Dammi giusto il tempo di arrivare”.
“Ok”

Affetto intenso, assiduo, fortemente radicato per qualcuno.

Entro sorridente cercando di trascinarmi dietro, a parte la borsa, un po’ di sole. Mi abbracci (istintivamente), ti bacio il collo, che è la prima cosa che mi piace fare. Frasi spezzate da baci. Lì in piedi, nell’andito. Allora, che succede? Non preoccuparti, sono qua io.
Il divano è la nostra tana. Oggi che sei distrutto, che stai male, che ti lamenti e non riesci ad articolare un pensiero che sia uno, sono qui. Mi siedo al tuo fianco, poi siamo distesi, poi ci accarezziamo e un milione di volte ci tocchiamo. Come sei bello e dolce e indifeso oggi. 
“Devi andare in bagno” - mi chiedi - “o una roba del genere?”. Una roba del genere?
“Ehm... no. No, no”.
“Beh, io sì”. Rido, e tu ridi.

Inclinazione forte ed esclusiva per una persona, fondata sull’istinto sessuale, che si manifesta come desiderio fisico e piacere dell’unione affettiva.

Nel bel mezzo del documentario supertrash, ti addormenti e allora io ti osservo. Esploro il tuo viso, ne percorro i tratti così dolci e gentili e medito di sbranarti seduta stante. Se questo sguardo riuscissi ad averlo mentre sei sveglio... ti ritrarresti? Mi respingeresti cortesemente? Mi sorrideresti? Capiresti? Diresti qualcosa? Direi qualcosa?
Arriva l’ora di pranzo. “Avevo pensato di uscire a prendere qualcosa con te ma...”.
“Che problema c’è? Cucino io, dài, non preoccuparti”.
“È che non ho niente in casa, non mangio mai qui”. Vero, mai visto una dispensa tanto spartana. Le poche cose che contiene, scadute da una media di due anni, finiscono direttamente nella pattumiera. Non hai nemmeno la forza di riderci su. Esco rapidamente e compro qualcosa di commestibile. Torno a casa tua, presidiata peggio di una fortezza da un mastino chiamato portinaio, e ti cucino la pappetta.
“Grazie”.
“Assaggialo, prima di ringraziarmi!”.
Spargo ulteriori tracce per restare dove vivi tu.
“Dovrai ammalarti presto un’altra volta: questo scade in luglio”, ti avverto. 
Un pacchetto di riso, del brodo in dadi, tre bottiglie di una bibita giallastra imbevibile, un cd, un dvd,... Si confonderanno agli oggetti che il tuo ex non ha voluto portarsi via? Inutilizzati, però anche inutili, perché svuotati volontariamente, scientemente, dell’essenza di chi li aveva portati lì. “Ricordati di me”: solo un tratto di penna su un foglio. Già stracciato?
[È già successo. È già successo. Molti anni fa. Sul tavolo dell’ufficio di M. la mia lettera per lui. Aperta, sbracata, abbandonata. Sputtanata, svillaneggiata o declamata solamente? Così vile era lo scrivente? O il lettore?]

Sentimento di affetto intenso basato sull’attrazione sessuale e sul desiderio di unione affettiva.

“Che giorno assurdo per star male, no? Con tutto questo sole!”.
“Sì” - mi rispondi - “è tornata la primavera”.
“Figurati, ci sta solo prendendo in giro. Ce lo fa credere soltanto”.
L’ambulatorio non è esattamente dietro l’angolo. Viale alberato, traffico, notevole concentrazione di ristoranti a poco prezzo. Sei serio adesso. Parli poco e io taccio. Poco dopo stiamo già tornando indietro. Un film di Terry Gilliam? Quanto tempo... va bene, mettilo su. E ci addormentiamo come bambini dopo la merenda. Mi sveglia la tua mano che mi accarezza la testa. Mi avrai osservato anche tu? 
Va bene, andiamo a letto. Stai male e siamo stanchi entrambi. Ma io ho di nuovo voglia di morderti. Nel buio della camera tu sembri sparire e si presenta il mio pensiero, come quando ero bambino. Il mio spazio è dove non si vede.
“Non vieni sotto le coperte con me?”.
Ho paura. Io ho paura. Persino più di te. Fuori di qui mi aspetta la tempesta, se quello che sento è vero. Non sembri accorgertene o fingi. Vorrei gridare, farti star bene e parlare per ore. Invece mi addormento abbracciandoti.
“Devo andare, è troppo tardi. Più tardi se vuoi torno”.
“No, non è necessario”.
“A volte ci piace fare cose non necessarie. Mandami un messaggio, va bene?”

Sentimento intenso dell’essere umano che, a partire dalla propria insufficienza, ha bisogno dell’incontro e dell’unione con un altro essere, e lo cerca.

“Vuoi che ti porti qualcosa?”.
“Sono già a letto e sto per dormire. Grazie per il tuo aiuto!”.
“Tu lo faresti per me?”.
“Ovvio. Domani ti dico come sto”.

Sentimento verso un’altra persona che naturalmente ci attrae e che, offrendo reciprocità nel sentimento di unione, ci completa, ci rallegra e ci dà energia per convivere, comunicare e creare.

E così il giorno dopo ti rivedo, torniamo dal medico e poi ci prendiamo un tè in un bar. Stai meglio, sei ridiventato allegro. Davanti a quelle tazze mi sembra che parliamo di cose importanti. No, mi sembra di condividere qualcosa di importante. Per la prima volta.
Torniamo a casa per terminare di vedere il film. Alla fine devo scappare.
“Ci vediamo”, mi dici sull’uscio. 
Vorrei strozzarti.

6 commenti:

  1. mi sembrava di esserci.
    bravo!

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    1. Grazie. La formattazione non era quella giusta, ma alle tre di mattina... Adesso ho rimediato.
      Se ci fossi stato davvero, mi avresti forse dato una mano sussurrandomi qualcosa nell'orecchio.

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  2. Che meraviglia i tuoi racconti di vita...

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    1. Grazie. Anche quelli più espliciti?

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    2. certo, anche quelli!
      Me lo sono praticamente spulciato tutto il tuo blog!

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  3. Soprattutto quelli, direi..:-))

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