mercoledì 1 febbraio 2012

Se c'è una cosa che mi fa impazzire

È il cazzo di Santi. Ma non inteso solo come uccello, fallo, membro eretto dalle notevoli dimensioni e dalle già lodate caratteristiche. No, nel senso del significato espresso da quel  cazzo duro che in sé simboleggia e riassume l’intero Santi, o meglio, ciò che Santi è per me: puro sesso, mera libidine, troiaggine al cubo.
Ieri l’ho assaggiato per la terza volta e non mi ha deluso. Tutto il contrario. L’intesa è ormai perfetta e funzioniamo come due orologi svizzeri: “voglio farmi aprire il culo”, “conta su di me”, “a che ora?”, “alle quattro”, “sarò lì alle quattro e mezza, va bene?, “ok”, “sono qui sotto, apri”. Trump-trump-trump, qualche gradino fino al primo piano, interno c. Mi apre e, tanto per non perdere tempo, comincia a palparmi il culo. Senza che quasi me ne accorga, si toglie i quattro straccetti che indossa e rimane con gli slip bianchi. Gonfi. Io vengo spinto dalla sua mano sapiente verso il basso, come se avessi bisogno d’incoraggiamento (ma il mio cervello è già là, davanti al suo cazzo e prende la sua forma, diventa cazzo). No, non ci scendo (ancora) così in basso, sarà passato un minuto da quando sono entrato e devo per lo meno giocare al tipo rispettabile. Per puro sfizio, non perché io sia rispettabile, intendiamoci. Così mi fermo all’altezza del suo capezzolo sinistro e glielo succhio. Premessa di ben altre suzioni. È sensibile a quel titillare, ma è anche persona assai pragmatica: quando gli tira il cazzo, lo deve liberare, preliminari o no. E così, con gesto rapido, si sfila gli slip ed appare Mazza. Ammazza.
Non è la prima volta che lo vedo (ribadisco), eppure anche oggi l’attrazione è fatale. Una calamita. (Rewind: sulla metropolitana che mi portava verso casa sua, pensavo a come mi sentivo diverso oggi rispetto all’ultima volta; oggi sono un po’ scazzato e ho voglia, sì, ma non sono esattamente in calore; l’altra volta, invece, mi sarei fatto aprire lì, in carrozza). Ed allora la voglia aumenta, invade il mio pensiero, se ancora me ne resta uno, e io cado letteralmente in ginocchio davanti a quel bel pezzo di carne dura. Apro la bocca e comincio a spompinare. Sto già mugolando. Ho addosso ancora tutti i miei vestiti eppure sono già nudo, perché il gioco è fin troppo scoperto: mi piace succhiare cazzi e prenderli nel culo e il tuo Santi, mi piace particolarmente. E sono di nuovo cagna in calore. E tu lo sai.
Leva l’uccello dalla mia bocca, mi toglie i vestiti della parte superiore con poche mosse. Resto a torso nudo e mi tortura i capezzoli stringendoli tra le dita. Sì, è il mio corpo, sono proprio io quello che mugugna. Poi i pantaloni. Le scarpe. I calzini. Spinge la mia schiena in avanti perché sporga il culo verso di lui. Faccio per sfilarmi gli slip, ma lui: “Nooo, no! Ancora no, troietta”. E li scosta solo un po’ di lato per osservare in mezzo alle natiche l’oggetto del suo desiderio. Ci passa sopra un dito, lo inumidisce con saliva, poi lo ripassa. “Sei già aperto”, dice. Capisco che non è una domanda e non è nemmeno una richiesta implicita affinché gli dia il permesso di entrare, di farci quel che vuole, di quel mio buchino. No, è l’affermazione del suo possesso, la constatazione di averlo già espugnato. È solo questione di minuti. Lui lo sa, io lo so.
Si inginocchia sul letto e mi ordina: “Vieni qua, adesso ti fai una bella indigestione di cazzo, vieni”, e io mi metto a quattro zampe, la testa fra le sue cosce. Mi scopa la bocca, avanti e indietro, riempiendomela letteralmente di sé. Io riesco solo a mugolare e ad accarezzargli le palle. Lui mi prende la testa con le mani e continua: “Così, così”. Si ferma a un tratto e si china in avanti, per mettere una mano sul culo. Gli assesta un paio di pacche che schioccano forti, poi passa un dito sopra il buco, senza togliermi gli slip. “Lo senti che è già aperto, lo senti?”. Io ho ripreso a pompargli il cazzo muovendo come posso la testa, però allungo una mano dietro per togliermi finalmente gli slip e lui mi aiuta. “Voglio spaccartelo”, mi fa sapere sfilando il cazzo dalla mia bocca ed io con sospiri eloquenti gli trasmetto il mio entusiastico assenso. 
Santi l’intenditore. Santi la bestia. Santi il chiavatore, coglie perfettamente l’attimo e, siccome ce l’ho “già aperto”, si tratta solo di indossare un preservativo, lubrificarlo, mettere una goccia sull’orlo del buco senza neanche infilarci un dito, foss’anche un mignolo, e appoggiare la cappella grossa e dura lì dove già tanti l’hanno ficcata, con risultati alterni. Scoop! Notizia che ha dell’incredibile! Non entra! Ma no, si tratta solo di scivolare un po’ più in basso, con un’inclinazione del cazzo differente, anche se capisco, essendo così duro... Non divaghiamo. Impugno da dietro il suo cazzo, lo punto correttamente, e il resto lo fa Santi, come si deve. Una spinta dei suoi fianchi ed è già dentro fino in fondo. Gemo e sorrido. Dico: “Sì”. Comincia a ingropparmi con un bel ritmo costante, colpi secchi e profondi. E io cambio pianeta: sento il buco godere, le mie viscere godere, il corpo vibrare all’unisono finché tutto quel piacere concentrato nel culo, continuo, insistente ed esaltante, si espande e arriva al cervello. E lì scoppia. È il mio vero orgasmo, quello che non si vede ma che io sento, eccome.
Consapevole del bene che mi sta regalando, Santi continua e picchia duro. Finché lo sento sussurrarmi: “Lo vuoi un bel dildo?”. Ah, monello! Preparavi una sorpresa. Infoiato dico di sì. Se ne va nella stanza a fianco, lo sento rovistare. Non voglio che ci siano pause e sono tutto culo, perciò, nell’attesa, non prendo un caffè nè mi accendo una sigaretta ma, più propriamente, mi metto tre dita in culo, stramaledendo il fatto di non averle più lunghe e più grosse. Finalmente torna. “Ti stai già mettendo le dita in culo? Non puoi proprio farne a meno...”. E sorride. E adesso, sì, mi sembra la Bestia. Ha in mano il dildo e me lo porge. Dimensioni equine. Vuole vedere come lo succhio. Ci srotola sopra un preservativo e io ci troieggio un po’. È matematicamente impossibile che entri tutto, ma lascio fare all’esperto. 
Sono di nuovo a quattro zampe e Santi armeggia dietro di me. Il dildo è freddo, lo sento entrare e dilatarmi le viscere ancor più di prima. Dopo un po’ allungo una mano dietro per sentire quanto è entrato e constato che siamo quasi al bordo del preservativo, manca ancora un po’ per arrivare fino in fondo. “Ho un amico che riesce a infilarselo tutto”, mi dice Santi con voce strozzata. Era la frase da evitare. “Ah, sì?” gli rispondo, riprendendomi dal trance. “Mmm-mmmh”. Ma è troppo tardi, subentra il pensiero dell’altro con lo stesso dildo in culo e sento dolore. Non dico nulla, ma Santi sembra percepire tutto. Mi toglie l’arnese, poi contempla il buco con aria soddisfatta e ci infila il suo cazzo. Mi scopa di nuovo, ma io mi sento il culo così largo che mi sembra che Santi ci navighi quasi dentro. Buon viaggio, Santi. E allora alla pecorina, poi di fianco con lui dietro poi persino in una contorsione per me inedita nella quale mi trovo io con il busto sul letto e il culo in aria e lui, in piedi da sopra che me lo sbatte dentro e ride e mi dice “troia, sei una troia”.
Smette, si stende al mio fianco e si toglie il preservativo. Si masturba, mentre io mi infilo di nuovo il dildo, tanto per non restare disoccupato, e gli succhio un capezzolo. Poi passo a leccargli i coglioni mentre lui, con la mano libera, cerca di muovere il cazzo di gomma dentro e fuori del mio culo. Sento che ansima sempre più forte, finché: “Voglio chiavarti, dài”. Come no, Santi, non vedi che è proprio ciò che desidero? Allora la posizione questa volta la decido io e mi metto disteso a pancia in su, le gambe ben divaricate con le ginocchia che quasi toccano il mio petto. Mentre si infila un altro cappuccetto, guarda il buco e lo accarezza. Ora mi sento davvero completamente aperto. Entra e muove rapido il bacino, questa volta in maniera molto violenta. Si china sopra di me e mi fotte così, schiacciandomi col suo peso. Metto le mani sul suo culo, sfioro la parte alta delle cosce muscolose e ora tesissime. Grugnisce, ansima e mi sbatte senza fermarsi un attimo. Io non ce la faccio più e - miracolo! - vengo semplicemente grazie allo sfregare del suo ventre contro il mio cazzo. “Sto venendo”, lo avverto. Lui allora accelera ancora il ritmo, prolungando il mio orgasmo, poi sfila rapidissimo il cazzo, si toglie il preservativo e schizza sul mio torso.

“Cazzo, che scopata”.
“Dillo a me. Non so davvero cosa mi fai...”.
“Non lo sai? Lo so io...”.
“Scemo”.

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